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Pennamontata, la parola alla Lady Oscar dei copy

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Abbiamo intervistato Valentina Falcinelli, mamma di Pennamontata e Lady Oscar della comunicazione.

Da bambina voleva fare la benzinaia. Cosa è cambiato?
I miei mi hanno spiegato che avrei dovuto restare al freddo per ore. E ho cambiato presto idea – odio il freddo! Scherzi a parte, è cambiato che poi sono andata a scuola e ho capito che all’odore di benzina preferivo di gran lunga quello della carta. Ho trovato da subito un nuovo sogno – quello di occuparmi di scrittura – e ci ho creduto, l’ho curato, alimentato. Ho studiato, preso porte in faccia, commesso errori, sbagliato strada. Ho subìto battute d’arresto, ma ho sempre avuto chiara la meta. Quella, nel tempo, non è mai cambiata.

Mi parli di lei, quanti anni ha?
Non vale più quella “cosa” per cui a una signora non si chiede mai l’età? Scherzo ovviamente. Sono del 1983 (così dovete farvi due calcoli voi) e ho una miserrima laurea triennale in Scienze della comunicazione. Non ho proseguito con gli studi universitari perché ho deciso, prima ancora di conseguire la triennale, di specializzarmi in scrittura nel modo più pratico possibile. Ho frequentato un lungo corso in redazione editoriale e, dopo una sfilza di stage ed esperienze in agenzia, ho deciso di fare il salto (nel buio): aprire partita iva e avviare la mia carriera da freelance.

Mi racconta la storia di Pennamontata?

Era il 2009 quando ho aperto partita iva. Non avevo clienti fissi ma una fissa sì, quella ce l’avevo: la scrittura. All’epoca non c’era la mole di agenzie di comunicazione che c’è ora, né il web writing aveva preso così piede. Scelsi di specializzarmi in copywriting e di dare un nome alla mia attività: Pennamontata. Dopo poco tempo il lavoro è aumentato e ho iniziato a cercare collaboratori. Prima Francesca, poi Anna, poi Stefania, poi Giulia e infine Aurora. Oggi Pennamontata è una società, una piccola boutique con 6 api operaie che amano tanto, tantissimo le parole e le immagini.

Qual è la mission di Pennamontata?
Far parlare i testi. Regalare ai copy delle aziende una bella personalità. Aiutare le aziende a crescere grazie ai loro contenuti. Formare i ragazzi che vogliono muoversi nella giungla del copywriting con corsi pratici, concreti, tostissimi (parlo di Copy42).

Cosa intende quando sul suo sito scrive che Pennamontata è una boutique di comunicazione?
Le boutique sono realtà piccole, di nicchia se vogliamo, che offrono prodotti di altissimo livello. Ecco, ho pensato di definire Pennamontata così perché non vendiamo copy al chilo, non offriamo servizi standard ma curiamo la comunicazione scritta del cliente a partire da dettagli – che poi dettagli non sono – tipo il tono di voce, per esempio. Non lavoriamo sui grossi numeri proprio perché ci concentriamo sul cliente per farlo crescere sul serio.

Tra cinque anni, come vede il futuro del suo settore?
Non lo so, non ne ho idea. Posso dire come vedo il futuro della mia azienda e come immagino diventeranno le persone che si rivolgono a un’agenzia di comunicazione. Pennamontata me la immagino ancora più riconoscibile, ancora più solida, ancora più radicata nei campi della scrittura. Me la immagino forte, fortissima se non imbattibile sul fronte della formazione, aziendale e non, e della consulenza. In merito alle persone, invece, penso diventeranno sempre più selettive e sveglie.

Cosa significa per lei essere donna a capo di un’azienda che opera sul web?
Non significa niente. Mi spiego meglio: il mio essere donna non fa alcuna differenza. Davvero penso, e mi auguro, che nel 2018 non ci sia più il bisogno di parlare di differenze tra imprenditori e imprenditrici. Siamo persone che si fanno in quattro. E avrei fatto lo stesso se fossi nata uomo, credetemi.

È stato un fattore di svantaggio o di vantaggio?
Vedi sopra (sono pigra, non amo ripetermi).

Se fosse un contenuto web quale sarebbe? Perché?
Sarei una bio di Twitter brevissima, ironica, potente. Perché esprimere l’essenza di qualcosa in poche battute è davvero difficile e perché la bio di Twitter se ne sta là un po’ in disparte, defilata da una parte in mezzo alla caciara dei tweet. Timida ma sicura, mai spocchiosa.

Alle donne che vogliono intraprendere la sua stessa strada, quali consigli darebbe?
Alle donne nello specifico, nessuno. Alle persone in generale, direi di partire con le idee chiare. Di specializzarsi in un’area e investire tempo, risorse, energie affinché questa specializzazione sia comunicata al meglio – tanto all’interno quanto all’esterno. Direi di non mollare e, allo stesso tempo, di non aver paura di tornare sui propri passi. Ah, direi pure che avere ogni tre per due attacchi di Mannaggiammeismo è normale. Normalissimo.

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