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Redooc, chi ha paura della matematica?

Per questo ha ideato e creato Redooc, una piattaforma di apprendimento innovativa dedicata alle materie scientifiche cosiddette STEM (Science, Tecnology, Engineering, Mathematics).

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Redooc rivoluziona l’apprendimento

“Perché ti piace Reedoc?”, “Perché mi fa ragionare!”. Questa è la tipica risposta che i ragazzi della Generazione Z forniscono quando gli si chiede loro cosa li attrae del sito Redooc.com, piattaforma di didattica che ha l’obiettivo di avvicinarli alla matematica, attraverso procedure di gamification.

“Quando anni fa ho cominciato questa avventura, una giornalista mi ha telefonato e ha iniziato un’intervista chiedendomi quanti anni avessi. E io le ho risposto: ‘Chiedimi se sono felice’. Lei, dopo alcuni minuti di silenzio, mi ha posto quella domanda. Le ho risposto: ‘Sono magnificamente felice dal 1967.’ La mia mamma diceva sempre di me alle sue amiche “Come ho fatto ad avere una figlia così maleducata?”. Dunque sono nata, cresciuta e…maleducata a Milano. Ho studiato in Bocconi, per pigrizia, perché era vicino a casa.” Queste le frizzanti parole con cui, Chiara Burberi, Ceo di Redooc, ha inaugurato la nostra intervista.

Com’è nata l’idea di Redooc?

“Ho cominciato a lavorare come docente in Bocconi, e poi come consulente in McKinsey, infine come dirigente in Unicredit tra il 2001 e il 2010. Nel 2010 ho lasciato Unicredit per creare qualcosa di bello e di utile per i nostri ragazzi, per gli studenti e per l’Italia. È stata una reazione ai risultati dei test OCSE, una sorta di Invalsi internazionale che confrontano le competenze degli studenti: matematica, scienze, educazione finanziaria. Qualche anno fa gli italiani erano sotto media Ocse, quest’anno, gli ultimi dati ci dicono che siamo 35esimi e quindi, da economista dico, che anche il nostro PIL diventerà 35esimo.
Ho pensato a come reagire, e l’idea è stata Redooc, una piattaforma di didattica pensata non solo per i docenti, per dare loro un’idea di studio e di apprendimento diverso, ma soprattutto per i ragazzi e le ragazze per appassionarsi a queste materie usando di più il loro linguaggio: la gamification, video e smartphone.”

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La mission di Redooc è fornire strumenti utili ai ragazzi per comprendere la matematica. Nello specifico in che modo avviene tutto questo?

“La nostra idea è cominciare a presentare la matematica sfatando i miti che ci sono attorno a questa materia. Se chiedi ad una persona anche adulta che ricordo ha della matematica, ti dirà che ha un brutto ricordo e che non l’ha mai capita. È un’idea culturalmente tremenda, perché nessuno ti direbbe “Io non so leggere, non ho mai capito come leggere”. È un’idea radicata così fortemente nella cultura italiana, che i ragazzi pensano che se non nascono con una naturale inclinazione per la materia, devono lasciar stare. La scuola non aiuta perché insegna una matematica molto formale e non adatta alla maggioranza delle persone.
A scuola ci fanno studiare come si risolvono i monomi ma non a cosa servono e la matematica ce la raccontano come se fosse un’assioma una “religione”. Con Redooc invece, usiamo dei linguaggi adatti ai ragazzi per esempio video e giochi. Le equazioni non sono “trova la x”, ma “prendi delle decisioni su come passare il sabato sera”. L’idea era ed è, quindi, quella di cambiare questo atteggiamento.”

Cosa significa per lei essere donna a capo di un’azienda?

“Essere di esempio! Cercare di ispirare anche gli altri colleghi, clienti, utenti con l’esempio e con la passione, con la voglia di far bene. Anche con l’onestà di ammettere di aver sbagliato e di cercare aiuto per rimediare agli errori e migliorarsi sempre.”

Essere una donna a capo di un’azienda, ha rappresentato per lei un fattore di svantaggio o di vantaggio?

“Il notaio con cui volevamo formalizzare l’atto non si rivolgeva a me ma mio marito, convinto che io fossi un prestanome. Mio marito era imbarazzatissimo perché non sapeva come spiegargli che io ero il presidente e l’amministratore delegato. Questa è stata una seccatura più che una difficoltà. L’ho risolta cambiando notaio!
Sicuramente non è facile. Noi donne dobbiamo dimostrare sempre di più rispetto agli uomini. Su questo non c’è dubbio. È proprio una realtà. Chi dice il contrario, mente. Il Pay Gender Gap è spaventoso, ma risaputo. Era del 20-30% quando ero top manager in Unicredit, sono convinta che sia rimasto tale e rimarrà tale. Almeno finché non capiranno che le donne portano un valore enorme, perché siamo diverse dagli uomini e la diversità porta sempre ricchezza. Dovrebbero essere tutti come il Veggente Teresia, che trasformato in donna per 7 anni, affermò che quelli furono i più begli anni della propria vita.”

Chiara, da bambina cosa sognava di fare?

“Il sogno dell’adolescenza, quello veramente forte era di fare il Regista. Non me l’hanno lasciato fare perché non era una professione considerata ragionevole. Io vengo da una famiglia di medici. Forse la mia passione per i video nasce da lì. Però il regista è di fatto il manager del mondo dell’arte. È quello che coordina gli attori, le risorse, gli fa fare cose e li porta oltre le loro capacità e facendogli produrre opere bellissime.”

Alle donne che vogliono intraprendere la sua stessa strada, quali consigli darebbe?

Studia-Studia-Studia. Viaggia-Viaggia-Viaggia e non aver paura di niente perché non c’è niente di cui aver paura. Sentirti dire “Non lasciare l’Italia” o “Non diventare un cervello in fuga”, sono solo sciocchezze perché il Mondo è il nostro paese. La nostra nazione è il Mondo.
Viaggia, sii cittadino del mondo. Trova chi ti può insegnare, chi ti può valorizzare. Non fermarti. Noi abbiamo il mondo in tasca con lo smartphone e non capisco perché non dovremmo avere la testa nel mondo. Le persone devono migliorarsi.
Possiamo fare tutto, solo che ci dicono il contrario, un po’ come con la matematica. Fin da piccole ci dicono “Tu non sei portata, è faticoso, è difficile, lascia stare”. “Invece no, se ci provi riesci”!

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