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Le Cicogne, il babysitteraggio ai tempi dei Social Network

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“Da bambina volevo fare il medico. Le Cicogne sono nate durante il mio percorso universitario, perché ero una baby sitter e facevo servizio di ‘baby-taxi’. Prima un quadernino, poi un gruppo Facebook e infine un sito internet. Ogni volta che ho utilizzato un tipo di tecnologia è stato sempre per risolvere un problema.Creare un’azienda vuol dire risolvere un problema, anzi, più problemi. “

Monica, mi parli di lei. 

Ho conseguito la laurea triennale in Economia Sanitaria alla Cattolica di Roma. Mi sono iscritta alla specialistica ma poi ho interrotto gli studi quando è arrivato il primo finanziamento per Le Cicogne.

Com’è nata l’idea di Le Cicogne?

L’idea è nata proprio dalla mia esperienza personale. All’inizio avevo avuto difficoltà a trovare lavoro, poi per assurdo, facendo qualche volantino qua e là e spargendo la voce nel quartiere, ho iniziato addirittura ad avere troppo lavoro. Sono diventata famosa nel quartiere per il servizio di baby taxi, ovvero facendo baby-sitting auto munito. A Roma è molto comodo e importante avere una baby sitter automunita che possa portare i bambini a fare sport, a scuola e a svolgere le attività extrascolastiche quando i genitori sono in ufficio. Da lì, avuto troppo lavoro, cominciai a passarlo alle mie amiche e tenevo traccia della loro disponibilità su un quadernino. Poi la cosa è diventata ingestibile perché un quaderno non è usabile quando ci sono molti numeri da tenere a mente. Mi chiesi cos’è che avessero tutti, fosse gratis e che si potesse implementare facilmente. La risposta fu Facebook. Creai un gruppo segreto su Facebook ed ogni volta che ricevevo un’offerta da un genitore, la mettevo in questo gruppo e le varie baby sitter, che oramai erano già più di una trentina, mi davano le loro disponibilità. Dato che dovevo dare un nome a questo gruppo su Facebook, scelsi il nome ‘Le Ciocogne‘ perché siamo baby sitter che ‘portano’ i bambini.

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La mission di Le Cicogne è di mettere in relazione genitori e baby-sitter. Nello specifico in che modo avviene tutto questo?

Il progetto Le Cicogne si è evoluto sempre in funzione alle necessità e alle esigenze del momento. Il gruppo Facebook nacque perché il quaderno non era più gestibile. Il motivo per cui fu creato il sito internet è perché ricevevo tante telefonate e le relazioni con i genitori erano complicate. Ogni genitore mi faceva sempre le stesse domande, così pensai di creare un sito internet che avesse le risposte a tutte le loro domande. Ogni volta che ho utilizzato un tipo di tecnologia è stato sempre per risolvere un problema. Creare un’azienda vuol dire risolvere un problema, anzi, più problemi. Quindi pian piano, ogni volta che si presentano questi problemi non facciamo altro che risolverli tramite la tecnologia. Le tappe sono state: gruppo Facebook, sito internet, applicazione e poi i vari aggiornamenti. Siamo al terzo sito internet, la seconda applicazione e così andrà avanti nel tempo a seconda delle necessità.

Cosa significa per lei essere il capo di un’azienda?

Essere capo di un’azienda vuol dire essere un leader, essere una persona di cui i componenti dell’azienda contano. Il capo è un po’ il collante e un po’ il nucleo del sogno dell’azienda, della mission e della vision. Il capo dell’azienda è come il capitano di una barca: è quello che conosce la direzione, si assume i rischi, in caso di burrasca sa se evitarla o affrontarla e tutti i componenti del team sono l’equipaggio della barca che affrontano tutto insieme a lui perché credono in lui. Credono nella sua strategia perché il capitano gli ha fatto vedere la meta.

Invece essere donna a capo di un’azienda?

Non cambia nulla rispetto all’essere un uomo a capo di un’azienda. Non c’è differenza tra uomini e donne. Le uniche differenze possono essere solo di tipo caratteriale. Le donne probabilmente hanno un modo di dirigere l’azienda leggermente diverso da quello degli uomini. Le donne sono più empatiche mentre gli uomini sono più esecutivi, più attenti al fatturato. La donna è più attenta ad altri aspetti come ad esempio quello di fondare un’azienda che sia di aiuto per le persone e non sia solo a scopo di lucro. Queste possono essere differenze solo per indicare delle generalizzazioni, ma a me non piace generalizzare. Secondo me le uniche differenze che esistono tra uomini e donne sono quelle che ho riscontrato nella lettura del libro ‘Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere’.

Quanti uomini ci sono in Le Cicogne?

Il 5% dei dipendenti sono maschi. In tutto i babysitter sono 3000. Sette anni fa, su 30 babysitter, 3 erano maschi.

Essere una donna a capo di un’azienda è stato un fattore di svantaggio o di vantaggio?

Di vantaggio perché adesso ci sono molti bandi che premiano l’imprenditoria femminile piuttosto che il bando per le aziende che hanno il 70% di componenti femminili. Da imprenditore bisogna sfruttare ogni tipo di vantaggio che capiti. Sicuramente se ci fossero gli stessi finanziamenti per gli uomini, un imprenditore uomo, farebbe lo stesso.

Quali consigli darebbe alle donne che vogliono intraprendere la sua stessa strada?

Il consiglio di smettere di pensare che ci siano differenze tra uomini e donne. Darei loro lo stesso consiglio che darei ad un uomo: parlare il più possibile della propria idea. Questo perché molte persone vivono nell’errore che parlare della propria idea sia sbagliato, ma non è così. Nessuno ti copia un’idea a meno che questa non sia arrivata a fare qualche milione di fatturato l’anno. Nessuno va a copiare un progetto di cui non c’è ancora profitto. È necessario parlarne perché se non se ne parla, la propria idea rimane propria e l’utilità rimane personale. Bisogna confrontarsi con gli altri, perché gli altri potenzialmente potranno essere i propri futuri clienti.

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