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La Bufala che esiste davvero

Vai sul sito dei Fratelli La Bufala e leggi la storia dei tre fratelli pizzaioli migranti Giuseppe, Antonio e Gennaro la Bufala, orfani di padre produttore di mozzarella e artefici di un successo planetario.

Poi intervisti Paolo Aruta, amministratore unico di A Cento, la società titolare del marchio, e scopri il potere del marketing quando è al servizio di un progetto che intercetta davvero quello che vogliono i consumatori. Sì, perché se i bufala brothers in realtà non sono mai esistiti, la storia fatta di valori, tradizione e amore per il territorio è più vera del vero, visto il successo che il format ha riscosso in Italia e all’estero.

“Iniziative come Expo Franchising Napoli e Start Franchising potrebbero essere una occasione e una vetrina per tutti gli imprenditori del territorio per far vedere quello che sanno fare”

La società nasce nel 2003 e colloca la carne e la mozzarella di bufala al centro della proposta enogastronomica, completata da altri prodotti campani e naturalmente dalla pizza. Fratelli La Bufala oggi conta 60 locali tra diretti e franchising, di cui 45 in Italia e 15 all’estero. A Cento è titolare anche di altri marchi del food, Vulkania, Mamma Oliva, Mo Comfort Cafè, Sorelle Capitone. “Oggi, per avere successo nel settore della ristorazione bisogna specializzarsi in qualcosa di tipico”, esordisce Aruta . “Bisogna saper costruire una storia che racconti anche il territorio. Noi abbiamo puntato sulla bufala, nota per la mozzarella ma di cui non si usa la carne, e sul bufalo, che è stata una scommessa. In Campania il maschio viene ucciso, perché considerato inutilizzabile. Noi ci dicevamo da tempo che avremmo potuto puntare sulle potenzialità delle sue carni. Quando abbiamo assistito a una trasmissione televisiva dove il celebre cuoco Vissani decantava le qualità della carne dei bufalini, ci siamo decisi”.

Che ruolo gioca il franchising nella strategia di crescita di un brand della ristorazione?
Potenzialmente altissimo, per la velocità e la capillarità della crescita di una catena.
In Italia però bisogna ancora lavorare sulla cultura del franchising, anche dal punto di vista legislativo non c’è ancora chiarezza sulle tutele del franchisor e del franchisee
dopo la firma del contratto. All’estero è più semplice.

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L’immagine del network Fratelli La Bufala punta su valori forti, legati a territorio, tradizione e genuinità dei prodotti. Come fate a conciliarli con lo sviluppo su tutto il territorio nazionale e internazionale? Per esempio, come riuscite a rifornire anche i locali più lontani dalla Campania?
Se il tuo unico obbiettivo è crescere, rischi di perdere l’anima del tuo progetto. Oggi però per seguire un progetto industriale di sviluppo nella ristorazione ci sono nuove tecnologie di cottura, di abbattimento e congelamento e di rinvenimento dei prodotti. Basti pensare ai forni, come i tedeschi Rational, che sono praticamente dei computer in grado di registrare lo stato dei prodotti e la quantità caricata e di ottimizzare il processo di cottura per ottenere il risultato desiderato in funzione degli alimenti. Così si assicura un altissimo grado di ingegnerizzazione dei processi che garantisce la qualità dei risultati.

Adattate il vostro menù alle diverse regioni o ai diversi Paesi in cui siete presenti?
Preferiamo non fare adattamenti, piuttosto impieghiamo più tempo per spiegare un
piatto. A Londra, per esempio, ci avevano chiesto maionese e ketchup da mettere sulla pasta, abbiamo preferito evitare. Le poche deroghe che concediamo sono sulla carta dei vini.

Che cosa significa per voi essere ambasciatori della napoletanità nel mondo?
Abbiamo la presunzione di pensare di essere gli ambasciatori dei valori buoni di Napoli. Con i nostri prodotti, innanzitutto. Periodicamente veniamo sottoposti a controlli a sorpresa nei locali da parte del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana. Prelevano una mozzarella di bufala, tagliata in due parti, una metà te la fanno conservare per avere diritto di replica e analizzano l’altra. Per noi è un servizio importantissimo, che ci permette di monitorare i fornitori. E poi noi diamo lavoro complessivamente a circa 2mila persone.

I NUMERI DEI FRATELLI LA BUFALA

40.000 euro di entrance fee

60 locali tra diretti e franchising in Italia e nel Mondo

4% di royalties

250 mq minimi per la location

Quanto conta il capitale umano nel successo di una impresa?
Il capitale umano è l’impresa. E la meritocrazia è la chiave del successo.

La pizza è napoletana ma il network i pizzerie più grande al mondo è la statunitense Pizza Hut. Perché?
Oggi la Campania potrebbe essere per la ristorazione l’analogo della Silicon Valley per la tecnologia. Ma c’è un’esigenza di successo individuale che impedisce di fare sistema. Però sono ottimista. Iniziative come Expo Franchising Napoli e Start Franchising potrebbero essere una occasione e una vetrina per tutti gli imprenditori del territorio per far vedere quello che sanno fare.

Per ulteriori informazioni sui Fratelli La Bufala contatta: [email protected]

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