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Il nostro obiettivo? Crescere, sempre

Velocità, versatilità e caparbietà sono requisiti fondamentali per risultare vincenti, per essere al passo con i tempi e ritagliarsi un proprio mercato in un settore ricco di proposte come quello del food italiano.

 

Occorre la ‘testa dura’ o la ‘capa-toast’, come si dice in napoletano. Ne sanno qualcosa Paolo Castaldo e Antonio Pepe, ideatori e creatori di Capatoast, novità del take-away italiano, partito da Napoli e sviluppatosi in poco tempo su tutto il territorio nazionale. “La filosofia del nostro marchio è un inno all’ottimismo, alla versatilità e al coraggio di non arrendersi mai di fronte alle prove cui ci sottopone la vita”, affermano i due fondatori. “In tempi difficili come quelli attuali non è semplice riempire i marciapiedi con file interminabili di persone che aspettano solo di provare i nostri sandwich”. Il format Capatoast punta su prodotti di qualità, con un pane extra-large confezionato artigianalmente con farciture DOP, prezzi accessibili, semplicità di consumo.

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I numeri di Capatoast

250 persone occupate

23 punti vendita in Italia

10 milioni di euro l’indotto

Paolo Castaldo, in che anno avete lanciato la vostra attività e quando avete avviato il progetto in franchising?
Abbiamo aperto il primo locale nel novembre 2014, a Napoli. Il progetto è stato pensato con l’intento di renderlo replicabile e quindi per svilupparlo attraverso la formula del franchising. I risultati sono stati positivi sin da subito e questo ci ha convinto a lanciare
il format a soli due mesi dall’apertura. Oggi, a due anni dal lancio, Capatoast conta 23 punti vendita su tutto il territorio nazionale, di cui 9 diretti e 14 in franchising, con una forte presenza nelle città più importanti d’Italia tra cui Milano, Roma, Torino, Venezia, Napoli e Palermo, un indotto di circa 10 milioni di euro e l’occupazione di quasi 250 persone.

Com’è nata l’idea di Capatoast?
Io e il mio socio, Antonio Pepe, siamo amici dall’infanzia e avevamo da sempre la voglia
di creare qualcosa di nostro nel settore del food. Io ho conseguito il titolo di avvocato e ho maturato un’esperienza triennale nell’ambito della comunicazione. Antonio, invece, lavorava nel settore degli arredi e dei macchinari per la ristorazione. Dopo un’attenta valutazione e unendo le nostre competenze siamo giunti alla creazione di una formula incentrata su un prodotto innovativo, a cui nessun altro aveva pensato prima. Così è nato Capatoast.

Perché avete scelto di investire al Sud?
Napoli è casa nostra. È qui che siamo nati e che vogliamo far crescere i nostri figli e la nostra azienda. In Campania ci sono tante realtà d’eccellenza, in tutti i settori, anche nel franchising. E noi volevamo essere tra queste.

IMG:129547:Quali sono i vantaggi che vi hanno portato a scegliere il franchising?
Il vantaggio maggiore per noi è stato senz’altro far crescere il brand con rapidità. Essere veloci è fondamentale soprattutto quando si ha in mano un format nuovo. Per il franchisee, invece, i vantaggi sono poter contare su un brand conosciuto, disporre di procedure già collaudate e del supporto di un partner che è sempre al lavoro per migliorare costantemente ogni aspetto del format.

A chi vi siete rivolti per sviluppare la strategia del franchising?
Ci siamo rivolti a consulenti per la costruzione del progetto in franchising nella fase iniziale. Credo sia molto importante affidarsi a esperti se ci si vuole presentare sul mercato in maniera seria e professionale. Adesso abbiamo un’area interna dedicata allo sviluppo ma seguiamo sempre personalmente e con attenzione tutte le trattative, fin dal loro avvio.

Come scegliete gli affiliati Capatoast?
La scelta dei franchisee è un passo importantissimo. Innanzitutto, valutiamo le esperienze pregresse del candidato, la vision e la professionalità. Poi, attraverso incontri ‘face to face’ ci rendiamo conto se esiste quella sintonia di valori e di obiettivi che riteniamo essere presupposti fondamentali per un reciproco e duraturo rapporto di fiducia e collaborazione.

Forza del brand, formazione degli affiliati, ingegnerizzazione dei processi, ricerca e innovazione del prodotto: qual è la leva più importante per crescere con il franchising?
Quelli elencati sono tutti aspetti imprescindibili. I potenziali franchisee vengono attratti dalla forza del brand ma poi, come è giusto che sia, richiedono un’adeguata organizzazione dei processi e una continua assistenza. Fare ricerca, migliorare e innovare rappresentano la nostra priorità perché sappiamo che ogni format, specie se monoprodotto, ha bisogno di novità soprattutto per conservare l’apprezzamento di chi è già cliente.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?
In termini di crescita, l’obiettivo è raggiungere quaranta aperture in Italia entro la metà del 2018, iniziando, nel frattempo, a guardare anche all’estero. Poi incrementare l’attenzione alla qualità che già ci contraddistingue, puntare su nuovi canali di business come la consegna a domicilio o il senza glutine e potenziare la comunicazione sul brand. Siamo convinti che, un giorno, Capatoast sarà annoverata tra le aziende che hanno fatto la storia della ristorazione in Italia e la presenza di Marco Micallef, manager esperto nella guida di multinazionali affermate del settore retail, entrato da qualche tempo a far parte della nostra famiglia, ci aiuterà sicuramente in questo senso. Non sarà facile ma noi abbiamo la ‘capa’-‘toast’!

Per ulteriori informazioni su Capatoast contatta: [email protected]

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